Il museo, un laboratorio permanente per l’attualità della civiltà di risaia

di Enrico Villa
Lella Bassignana, insegnante dell’”Agrario” di Vercelli e con incarichi alla Camera di Commercio che riguardano le imprese sul territorio vercellese e in Piemonte, è da qualche tempo presidente del Museo dedicato alla civiltà della risaia italiana ed europea. L’eredità che ha ricevuto è impegnativa. Fra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, sindacati dei lavoratori e organizzazioni professionali progettarono un museo che avrebbe ricordato l’evoluzione della risicoltura in senso sociale e tecnologico partendo dalla conquista delle otto ore lavorative nel 1906 da parte delle mondariso. Il museo, simile ai preesistenti in Italia e in Francia, avrebbe dovuto trovare sede a Leri Cavour, in territorio del comune di Trino, dove l’Enel aveva costruito una centrale elettrica multifunzionale. Per l’allestimento venne indicata la casa padronale che fu dell’azienda agricola di Camillo Cavour, prima ministro dell’agricoltura e delle attività economiche dello Stato Sabaudo, poi presidente del Consiglio dell’Unità Italiana.
L’Enel con finanziamenti residui per la costruzione della Centrale avrebbe dovuto pagare il museo, da istituire soprattutto per finalità didattiche riservate alle scuole di ogni ordine e grado della Pianura Padana nonché al turismo culturale che in quegli anni si stava profilando in termini accentuati. Non se ne fece nulla. La casa padronale di Cavour cadde in rovina, e una grande statua dello statista, decapitata da vandali, all’ultimo momento fu salvata e adesso è custodita in una sala del Museo Leone di Vercelli. Il recupero è dovuto alla caparbietà e alla prontezza di intervento del compianto Amedeo Corio che per molti anni fu presidente del Museo Leone e del collegato Istituto di Belle Arti, fondato nel primo quarantennio dell’Ottocento.
Negli anni Ottanta del Novecento, il progetto del Museo della civiltà di risaia che avrebbe dovuto vedere la luce per l’intervento delle istituzioni territoriali locali, delle categorie agricole sociali e professionali e dell’Enel, fu ripreso da Renzo Franzo, nel 1946 fondatore della Coldiretti con Paolo Bonomi, più volte deputato e presidente di enti economici dell’ambito risicolo. Franzo proprio in questi giorni è stato festeggiato perché, evento raro, ha compiuto il secolo di vita essendo nato a Palestro il 16 dicembre 1914. Ma anche il Progetto Franzo, è stato caratterizzato da fasi alterne e, nella sostanza, abbastanza inconcludenti. Infatti il Museo della civiltà di risaia, presieduto dal compianto Franco Ardizzone direttore generale dell’agricoltura della Regione Piemonte, trovò sede provvisoria ad Albano vercellese in uno stabile regionale. Tuttavia anche questa soluzione non avrebbe trovato seguito concreto. A questo punto si profilò la rinuncia totale all’evocazione, per fili storici e culturali, del Museo della civiltà di risaia. Per la terza volta, il progetto le cui prime origini risalgono a circa 40 anni, fu accantonato.
Però la cornice più adatta per un Museo interattivo, in grado di parlare dalla storia e dell’evoluzione agricola, fu alla fine reputato l’istituto tecnico agraria di Vercelli che, dopo la recente riforma scolastica, agisce strutturalmente e amministrativamente in binomio con la scuola alberghiera di Trino. Giovanni Marcianò, il dirigente scolastico dei due istituti, evidenzia un possibile assetto moderno del Museo della civiltà di risaia: laboratorio sperimentale in grado di registrate la continua evoluzione tecnologica dell’agricoltura, di cui la risicoltura è parte importante, nonché in grado di stimolare prima di tutto l’interattività degli studenti. Questa impostazione è stata illustrata dal professor Marcianò il 21 novembre scorso, in occasione nell’aula magna dell’istituto tecnico agrario dedicato a Galileo Ferraris, del convegno sulla Evoluzione in risicoltura tra passato e futuro.Il sottotitolo del convegno è stato ribadito più volte dal professor Pietro Piccarolo, già autorità europea nell’ambito della meccanizzazione agricola nonché presidente del’Accademia di Agricoltura di Torino, e da Antonio Finassi e Giuseppe Sarasso gli altri relatori al convegno: la agricoltura, come in primis la risicoltura, in poco più di duecento anni, dal XVII al XX secolo è passata dai vari tipi di aratro mosso prima dall’energia animale e, quindi, dalle macchine alla più evoluta elettronica. In effetti, adesso la risicoltura di precisione che consente risparmi di fitofarmaci inquinanti e di energia, utilizza sempre più i satelliti e i droni senza piloti bensì capaci di un numero elevato di utilizzi.
In questo contesto, totalmente mutato rispetto soltanto agli anni Settanta del Novecento, si trova ad agire la professoressa Lella Bassignana presidente del costruendo Museo che ha trovato sede nella Azienda Sperimentale Boschine annessa all’”Agrario” vercellese. L’obbiettivo è proprio di passare dal Museo tradizionale della civiltà di risaia a un moderno museo-laboratorio permanente, come teorizzato da professor Marcianò, dove le tracce del passato aiutino a dare un maggior significato in divenire al presente e al futuro dei ragazzi. Questa impostazione culturale, fra gli altri, è anche sostenuta dall’Associazione Vercelli Viva presieduta da Antonio Ruffino avvocato. Forse, essendo questi i nuovi termini del Museo per tanti anni rimasto sulla carta, Lella Bassignana con la sua simpatica e un po’ irruente determinazione, riuscirà a passare dal teorico al concreto con un sensibile arricchimento culturale per Vercelli.