Quando negli anni Venti Benedetto XV aiutò i bambini affamati dell’Europa Centrale in sfacelo

di Enrico Villa
La prima guerra mondiale, di cui nel 2015 ricorrerà il centenario, era appena finita da un anno ma ancora con sacche di armistizio instabili. Come rilevano gli storici, in occasione del centenario con tanti volumi di rievocazione e di analisi, quelli che furono gli Imperi Centrali erano in dissoluzione per gli eventi bellici durati quattro anni. Secondo le valutazioni anche adesso riproposte e asseverate, i morti militari e civili furono milioni. Benedetto XV, il genovese Giacomo Della Chiesa (Genova 1854/Roma 1922) aveva già detto, a proposito del conflitto con conseguenze immani anche per i vincitori: E’ una inutile strage. Così anche le Nazioni che ebbero la meglio e che si accingevano a fronteggiare gli effetti più evidenti del disastro, considerarono Papa Della Chiesa in modo non del tutto positivo, un po’ acido, nonostante la indubbia autorità morale di questo pontefice.
Eppure, i giornali di quegli anni, soprattutto dell’area anglosassone (Inghilterra e Stati Uniti) quotidianamente nei loro reportages Papa Benedetto XVraccontavano quanta fame e altre manifestazioni della miseria post bellica stavano aggredendo i bambini dell’area europea corrispondente, prima dello scoppio del conflitto, agli Imperi Centrali costituiti dalla Germania, dall’Austria, dall’ Impero Ottomano e dal Regno di Bulgaria.
Le notizie tragiche, che appunto parlavano di fanciulli i quali per sfamarsi ricorrevano ad ogni stratagemma anche contro la sanità e l’igiene correnti, venivano puntualmente riportate a Londra dal Time e dagli altri giornali cosiddetti popolari. In tutta Europa (ma anche nelle altre parti del Globo) lo scenario era aggravato dalla influenza Spagnola, pandemia scoppiata quando la guerra era ancora in corso, con il virus H1N1 impossibile da stroncare perché non c’erano ancora gli antibiotici scoperti da Fleming nel 1928.
Eglantyne JebbQuello che accadeva nell’Europa Centrale (ma non solo, essendo stremata l’economia e il vivere sociale anche degli ex belligeranti vincitori) attrasse l’attenzione di Eglantyne Jebb, una infermiera che si era laureata ad Oxford e che era parte molto attiva dei movimenti che in Inghilterra e negli Stati Uniti rivendicavano i diritti civili.
Eglantyne Jebb, proprio partendo da quanto stava accadendo negli ex Imperi Centrali, nel 1919 teorizzò che i diritti dei bambini dovevano essere collocati sopra tutto e in quell’anno creò la Save The Children Foundation.
Nel 1923, la Jebb varò la prima Carta dei Diritti dei Bambini riassunta in questo distico: Il futuro è nelle mani dei bambini. Che ogni bambino affamato sia nutrito, ogni bambino ammalato sia curato, ad ogni orfano, bambino di strada o ai margini della società sia data protezione e supporto.
Qualche anno prima, nel 1915 negli USA, nacque il Kiwanis cui una delle missioni è proprio la difesa dei bambini, riassunto in quest’altro distico che guarda al mondo e ai bimbi che, secondo la statistica, muoiono ogni giorno in 19 mila: Serving the Children of the World.
L’intuizione morale di Eglantyne Jebb e del Kiwanis International nella storia sociale del XX e del XXI secolo hanno dato molti frutti istituzionali che sono diventati operativi o che ormai conformano il diritto, le regole del vivere civile e anche i principi della moderna comunicazione con i giornali, la radiofonia, la televisione, internet, il web.
Infatti nel 1946 - sono solo esempi - è stata istituita l’Unicef rafforzatasi nel 1953, seguita nel 1989 dalla Convenzione ONU sui diritti dell’ infanzia. In Italia, proprio partendo dalle originarie indicazioni di Eglantyne Jebb e del Kiwanis International che ricopre un seggio all’ONU, il mondo della informazione e della comunicazione si è particolarmente distinto con La Carta di Treviso del 1990 in difesa dell’infanzia e dei minori in genere, La Carta di Treviso Vademecum ’95 nonché la legge sulla privacy che ugualmente tutela l’infanzia in combinato disposto con la legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti italiano, promulgata con il numero 69 il 3 febbraio 1963.
Spiace rilevare che ultimamente, forse a causa dell’incalzare delle applicazioni tecnologiche, i bambini sono ricomparsi senza alcun vincolo nell’informazione e nella pubblicità. La legge fa divieto al loro ricorso nonostante l’autorizzazione dei genitori, ma tant’è. More solito tutto italiano, l’interpretazione delle norme finisce di essere assai libera o anche adatta alle esigenze meramente economiche.
Ritornando, comunque, a Eglantyne Jebb, alla Save The Children Foundation,  alla prima Carta dei diritti dei bambini del 1923, ricordiamo una fatto storico determinato, sotto le festività natalizie di 90 anni fa, dai bimbi a rischio di morire di fame o per malattie negli ex Imperi Centrali.
E cioè le due lettere encicliche di Benedetto XV tramite i vescovi inviate al mondo il 24 novembre 1919 e il 19 dicembre 1920.
In ambedue il Pontefice, proprio ricollegandosi alla condizione dei fanciulli, fa specifico riferimento alla Save the Children Foundation anche richiamando lo spirito di Eglantyne Jebb che poi sarebbe stata del Kiwanis International, dell’Onu, dell’Unicef e delle norme più moderne come la Carta di Treviso.
Sia nella prima enciclica Paterno Jam Diu che nella seconda Annus iam Plenus Papa Della Chiesa con un linguaggio assai semplice, diverso da quello roboante dei primi anni Venti e dei vari fascismi europei, indica che cosa fare indicendo un versamento in prima persona il 28 dicembre 1919 e il 28 dicembre dell’anno successivo.
Da quei giorni ci separano 94/95 anni ma il linguaggio sembra quello attuale di Papa Francesco, dove l’infanzia è ancor più e a maggior ragione da tutelare, difendere e promuovere verso il suo futuro.