Quattro domande a Don Gian Franco Brusa

Serata conviviale degli auguri per il Natale 2014 al Kiwanis Club di Vercelli. Piero Castello, il presidente, ha voluto per la circostanza, la riflessione di un sacerdote del territorio, ogni giorno perché parroco con un rapporto continuo con la popolazione. Infatti è dalla gente, con naturalezza e tante volte con sofferenze che all’esterno, parlando, si stagliano i problemi che grazie alla loro comprensione alleggeriscono un po’ la difficile arte di vivere. La Fede, quando c’è, aiuta. E quando si ha l’impressione che non esista, fa capolino da un angolo talvolta nascosto dal peso esistenziale. E, alla fine, la Fede è rintracciata in mille modi diversi anche dai più agnostici che talvolta giungono a negare la nostra umanità che si intreccia con la Divinità, perché così la Divinità ci vuole persone, donne e uomini. Don Brusa l’11 dicembre, alla serata degli auguri kiwaniani ha accettato di proporre la sua riflessione. Ed ha anche accettato per il sito del Kiwanis Club di Vercelli di ampliare un po’ la sua missione di sacerdote, quale ospite rispondendo dalle quattro domande che, ormai per tradizione, sollecitiamo dai nostri amici che sono anche i nostri ospiti assai graditi. Don Gian Franco, diventando parroco di Asigliano con il suo ministero ha accettato una importante eredità anche storica. Asigliano  è una importante località del Vercellese dove ogni anno si corre il palio dei buoi in ricordo della fine della peste, una pandemia storica secondo i documenti e la tradizione nei secoli scorsi dentata un “castigo divino”. E anche Ronsecco, nel cuore della pianura delle Grange, è molto importante bonificata dai Benedettini. Ma don Brusa è anche stato parroco della chiesa di Rione Aravecchia di Vercelli dove don Luigi, un altro sacerdote che anche si identificò con gli ultimi, nella sua vita dimostrò che le periferie non esistono. Tocca a noi mantenerle in una categoria sociale dove l’altro, cioè l’umanità, più conta.

Don Brusa, nell’era crepuscolare del consumismo, ha ancora senso festeggiare il Natale come se ancora vivessimo nella civiltà contadina. Ad esempio ad Asigliano e Ronsecco?

A mio modesto parere, il consumismo ha una duplice presa sulla gente. Da una parte banalizza la sacralità di alcune feste importanti per il cristianesimo, dall'altra impone comportamenti che nulla hanno a che fare con le nostre tradizioni. Vedi per esempio Halloween. Ma il Natale con tutto ciò che lo contraddistingue, vive ancora di rinnovato vigore. Ai tanti inviti al trasformismo, questa festa sta riportando, forse grazie alla crisi economica, a riscoprire la bellezza e la freschezza di ciò che si vuol celebrare. Il ritorno alla semplicità, a riscoprire o riproporre le nostre tradizioni contadine aiutano a far si che questa festa non sia solo regali, luci e panettoni, ma veri sentimenti di famiglia, di unità, di pace. Le mie origini contadine mi fanno ricordare con tanta nostalgia i "Natali" della mia infanzia quando la sorpresa più grande era quella di trovare un mandarino, una manciata di arachidi ed un Gesù Bambino di zucchero. Se questo può ricordare la civiltà contadina, vorrei augurare a tutti i bambini di vivere nel Natale del Signore, la stessa gioia dei miei poveri "Natali".

Rispetto solo a qualche anno fa, sgomenti, abbiamo l’impressione che l’adolescenza stia portando ad una specie di “dittatura dell’infanzia”. E’ forse finita l’era dei no quando occorre e dei si nei pochi casi in cui sia davvero necessario per i rapporti corretti fra padri e figli?

Ci sono due categorie di persone che io oggi reputo davvero sulle trincee del nostro tempo: i genitori e gli insegnanti; categorie strettamente legate l'una all'altra nell'impegno di insegnare, di trasmettere non solo nozioni ma dei veri valori umani ancor prima di quelli spirituali. E' vero che oggi più che in altri tempi, è diventato difficile essere un buon genitore. Difficile sì, ma non impossibile. Non ho esperenza diretta da genitore, ma credo che la presenza al fianco dei propri figli non delegando al altri il compito educativo, sia indispensabile. Non deve essere il televisore con vari programmi di cartoni animati, non deve essere il personl computer o i giochi elettronici a prendere il posto dei genitori troppe volte troppo impegnati a fare altro. Non basta dirsi amici dei propri figli; serve la dove è necessario la fermezza con dei "NO" di fronte a richieste improprie, così come si devono incoraggiare i figli anche con dei mirati "SI". Mentre scrivo queste riflessioni, il telegiornale annuncia l'arresto di una mamma per l'uccisione del figlio. Come è difficile essere un buon genitore!

Continua a contare di più il materialismo, da anni frutto dell’economia senza rispetto per il prossimo, o nelle ultime generazioni si sta di nuovo facendo strada una nuova spiritualità?

L'economia senza regole e rispetto, ha generato in questi ultimi decenni delle situazioni oggi non più spstenibili. La disponibilità economica anzichè unire ha prodotto delle generioni di gente avida e senza scrupoli: "tutto e tutti hanno un prezzo". Grazie forse al non facile momento economico, mi sembra di riscontrare almeno nei giovani, un ritorno all'essenzialità e alla condivisione. Molte volte noi adulti siamo portati a criticare il mondo giovanile, dimenticando che tante loro "colpe" nascono da noi. Nelle tragedie che utimamente hanno colpito molte città italiane e, per esempio Genova, il ritorno dei così detti "Angeli del fango",  mi ha positivamente impressionato per la gratuita disponibilità giovanile. Mi piace vedere che nell'aiutare l'altro sta oggi l'essenza di una nuova spiritualità. Quel farsi prosiimo all'altro, qualunque esso sia, senza i se o i ma. Del resto Cristo è venuto sulla terra per aiutare, per guarire, per salvare.

I mass-media che tutto alterano, stano facendo diventare Papa Francesco una superstar, oppure il pontefice sta insegnando, soprattutto ai laici, il ritorno all’evangelo, da non confondere con le ideologie del Novecento?

E' facile oggi finire, nel bene o nel male, tra gli ingranaggi dei mass media. Per Papa Francesco subito dopo il suo primo apparire alla Loggia delle Benedizioni dopo la sua elezione a Pontefice, è scattata la simpatia mediatica. Ora Papa Francesco viene utilizzato un pò ovunque. E' bravo e piace finquando dice cose condivisibili da tutti ed in modo particolare dal mondo laico o laicista. Quando va all'essenzialità del Vangelo, ecco che viene etichettato per "comunista". Il Papa e la Chiesa hanno solo il compito di annunciare Cristo nato, morto e risorto per la salvezza di tutti. E se questo annuncio passa attraverso l'esercizio della carità, allora a qualcuno può non andar bene. La Chiesa povera per i poveri come la vuole Francesco, fa ancora fatica ad essere realtà. Ma non c'è altra via