4 domande a Roberto Baldini

Le quattro domande a Roberto Baldini, vice presidente e direttore tecnico della Setvis di Vercelli, il 24 settembre ospite del Kiwanis Club con una conferenza sulle possibilità della stampante 3D che muterà la nostra vita e i ritmi produttivi.
Pier Angelo Segre, che anni fa fu presidente dell’Unione Industriali di Vercelli, con molto garbo e solo con una velata punta polemica ai giornalisti che si occupavano di economia rievocava la nascita, in riva al fiume Sesia, della Chatillon, industria tessile e serbatoio di mano d’opera richiamata in massa dal Veneto e dall’Italia meridionale. Vercelli -narrava rievocando che ancor più di oggi imperava la coltivazione del riso- la Chatillon non era molto gradita. E alla fine, per i suoi impianti furono ricavati lembi di terreno, appunto sulle rive del fiume Sesia.
Poco dopo, nel 1917, con una visione avveniristica sulla lavorazione delle materie plastiche, fu fondata la Setvis. Da allora è trascorso quasi un secolo e le applicazioni industriali, soprattutto con l’apporto degli Stati Uniti e della Germania, hanno fatto passi da gigante, superate le tragedie della Grande Guerra e della secondo guerra mondiale. Le imprese che non si sono adeguate alla terza e alla quarta rivoluzione industriale rischiano di morire nel mare magnum del mercato globale.
L’avvento negli anni Settanta e Ottanta dell’informatica e delle sue applicazioni, ha ulteriormente accentuato il pericolo. Esso è stato affrontato, e in modo lusinghiero, dominato dalla Setvis di Vercelli. Lo scenario è diventato ancor più complicato e entusiasmante con l’arrivo delle 3D, stampanti che nella progettazione e nella produzione industriale promettono molto, nonostante i consueti fraintendimenti dei mass-media. La Setvis di Vercelli ha già adottato le 3D. Al suo direttore tecnico Baldini, il Kiwanis Club nell’intervista che segue, ha proposto le consuete quattro domande all’ospite che giovedì 24 settembre in una conferenza, accennano al vasto scenario informatico, anche parlerà della stampante 3D.

L’edizione di settembre de L’Espresso ha dedicato una copertina sulla incessante avanzata del digitale e delle applicazioni informatiche, intitolando l’ampio servizio connesso riportato dal settimanale Cannibalidigitali. Questi stessi “cannibali” sarebbero le quattro sorelle Amazon, Apple, Facebook, Google economicamente e finanziariamente ormai più potenti delle sette sorelle petrolifere. Il loro utilizzo ha anche fatto dilagare l’informatica domestistica, tanto che, fra breve, si calcola, sarà in rete il 50% circa dell’umanità e dove non saranno utilizzati i satelliti e i normali ponti informatici, gli stessi ponti saranno montati su palloni aerostatici. Sarà proprio così?
Non credo di essere qualificato per dare una risposta professionale a questa domanda in quanto sono un utilizzatore della rete per scopi lavorativi e non un informatico di mestiere. Il mio parere, da osservatore, è che sarà molto difficile determinare quale sarà la tecnologia che permetterà di raggiungere la maggior parte degli utenti nel mondo, certo è che questo processo è già in atto da molti anni ed ormai l’avvento degli smartphone ha permesso di connettere alla rete ognuno di noi ovunque.
Forse è proprio questo mezzo che diventerà sempre più radicato soppiantando anche le più tradizionali tecnologie informatiche tipiche delle nostre abitazioni. Data l’esigenza di avere una rete formata da ponti “ripetitori” di segnale è del tutto possibile che per coprire zone impervie del pianeta si possa ricorrere anche a palloni aerostatici.

I3D, come l’informatica e tutte le sue crescenti applicazioni, sembra abbiano un destino sicuro, costruendo il futuro, come l’economista Jeremy Rifkin anticipa nel suo saggio La società a costo marginale zero dove l’internet delle cose provocherà l’eclissi del capitalismo come lo conosciamo adesso. Se sarà così, l’economia, anche quella di provincia, muterà e le prospettive future dell’economia, e le aziende cambieranno rapidamente con la necessità di tempestivi adeguamenti per non rischiare di morire
La storia insegna che il mondo della produzione deve essere sempre in movimento per aggiornarsi, innovare e poter offrire nei giusti tempi ciò che il mercato richiede, quindi in realtà nulla di nuovo per chi opera.
Indiscutibile è il fatto che la liberalizzazione del mercato della prototipazione 3D abbia generato un fenomeno così veloce da creare un grande fermento che, come nella natura delle cose, giungerà ad uno stato di equilibrio e determinerà nuovi assetti produttivi, ma difficilmente potrà contribuire alla scomparsa del capitalismo.

Il nostro Paese, dal Rinascimento, ha conquistato il primato dell’artigianato, sapienza delle persone che, con le forme, sanno estrarre la natura delle cose.  I 3D stanno facendo finire questa opera che perdura da 500 anni, e in modo più rapido tecnologicamente, l’artigianato sarà rilanciato?
Esistono eccellenze dell’artigianato in Italia che credo vivranno dei cali, ma che difficilmente potranno essere soppiantate, di contro il fenomeno della stampa 3D rappresenta una nuova forma di artigianato che riesce a mettere in evidenza la fantasia e l’abilità tanto quanto le attività più tradizionali.
E’ bene osservare come il mondo dell’artigianato tradizionale usasse come materie prime legno, pietra, ferro ecc. ovvero i materiali comunemente usati per la produzione della maggior parte degli oggetti, oggi in un mondo dove i materiali plastici e loro derivati rappresentano la categoria più significativa è quasi normale che si ricorra a queste tecnologie.

Le possibilità offerte dai 3D e da altre applicazioni connesse, secondo la psicologia corrente indurranno a disorientamenti e a una maniera diversa di giudicare e di “creare” gli oggetti. Hanno ragione i tanti laudatores dei tempi passati, o i cultori delle tecnologie più esasperate e radicali i quali, come Rikfin, afferamo che, già domani, la nostra vita cambierà?
Come in molte circostanze è una questione di cultura, in questo momento le persone faticano a capire come queste tecnologie possano entrare nella loro vita quotidiana.
Il motivo risiede nel fatto che per la prima volta data un esigenza non servirà capire cosa sul mercato possa colmarla, bensì si può creare qualcosa di esclusivo e totalmente rispecchiante le nostre necessità con costi e tempi accessibili.
La nostra vita è già cambiata, infatti, per esempio, il mondo della medicina sta implementando queste tecnologie negli ospedali di tutto il mondo.