4 domande a Giovanni Ferraris

En.Vi.) Vive a Prarolo, a un tiro di schioppo da Vercelli. E nelle belle giornate di primavera le colline del Monferrato, di cui il comune all’ombra del castello con torri da fate” si sente un po’ legato e tributario, si specchiano nelle risaie. Nella storia recente, Prarolo ha regalatpersonaggi che hanno riempito le cronache istituzionali e culturali. Fra di questi Giovanni Ferraris, classe 1937, docente emerito di cristallografia dell’Università di Torino.
Giovanni Ferraris possiede lo stile dello scienziato che lavorando in Cattedra e nei laboratori, come tutti gli scienziati aristotelicamente rimane imperturbabile alle scoperte che entusiasmano i più. Sono soltanto scoperte, e come tali vanno trattate non negando la loro importanza ma apparentemente prendendo atto delle stesse che, in un modo o nell’altro, si inseriscono nel flusso incessante della Storia. E il professor Ferraris, accanto alla Materia che conosce alla perfezione attraverso le “chiavi di lettura” della fisica e della chimica, colloca la Storia. E difatti, storico appassionato delle vicende che interessano il territorio, regge la presidenza della Società Storica la quale pubblica periodicamente bollettini di grande pregio culturale ed informativo sui secoli riguardanti il Vercellese,il Piemonte Orientale, il nostro Paese. Ma lo scienziato Giovanni Ferraris, dietro il suo rigore apparente di cattedratico universitario, cela la poesia vibrante dell’esistenza di ogni giorno, che anche ricorda Giacomo Leopardi. Per rendersene conto basterebbe soffermarsi alle “fotografie di vita” che corredano le sue schede su Internet. Da grande saggio che intreccia i suoi giorni con quelli che “incorniciano” la sua comunità, il professor Ferraris assicura il suo contributo alla società civile del territorio. E da più di un trentennio è un riferimento per il Kiwanis che, tra una missione scientifica e l’altra l’altra all’estero, ha aiutato a nascere e a consolidarsi. Però, al di là di tutto, il docente emerito dell’Università di Torino colma i suoi giorni soprattutto con la Scienza anche dedicando ai soci del Kiwanis Club di Vercelli un tema che entusiasma: cristalli e pietre prezione. Anche per questo, a lui scienziato, il Kiwanis Club di Vercelli ha proposto con quattro domandel’intervista che segue.
• Da metà del ventesimo secolo la tecnologia, che nei secoli trascorsi non aveva mai fatto balzi in avanti così ampi, ha trasformato la nostra natura. Forse da uomini primitivi che hanno conservato le loro caratteristiche durate per millenni, l’homo sapiens sta diventato diverso. Per questo epilogo, ipotizzabile da molti che cosa pensa uno scienziato?
Ormai l’umanità è completamente dipendente dalla scienza e dalla tecnologia che dalla scienza deriva. La scienza ha sconfitto malattie devastanti e ha allungato enormemente la durata della vita. Sconfitta di malattie e nutrizione migliore hanno fatto aumentare la statura media e, credo, hanno migliorato in generale il funzionamento del corpo umano. Epilogo: il mio (e non solo) parere è che però l’umanità dovrebbe fare miglior uso della tecnologia altrimenti presto il pianeta Terra sarà reso inospitale. Per mantenere ospitale la Terra sono fermamente convinto che la prima cosa da fare è fermare l’aumento di popolazione.
• La genetica, talvolta con applicazioni che mozzano il fiato a quanti sono abituati a vivere nella realtà senza novità di tutti i giorni, ci spinge ad immaginare l’impossibile, o semplicemente a terrorizzarci. Il Wageningen University and Research Centre ha ipotizzato: coltiveremo i pomodori su Marte o sulla Luna. A parte le forzature, purtroppanche peculiarità del giornalismo scientifico e di divulgazione odierno, stiamo tutti diventando degli Julius Verne?
Ritengo verosimile che in un (prossimo) futuro l’umanità colonizzerà altri corpi celesti. Ritengo anche che già oggi sia possibile manipolare i nascituri … Sarà però un’altra umanità, che oggi non riusciamo neanche immaginare se non fantasticando. Io non sono d’accordo a proseguire in tale direzione e auspico che, come già detto prima, l’umanità “si dia una regolata” in modo che le generazioni future continuino a nascere, vivere e morire su questo pianeta secondo il ritmo finora stabilito da “madre natura”.
• Un uomo di scienza come Giovanni Ferraris, che ha trascorso la vita dietro una cattedra universitaria o nei laboratori di mineralogia, ha fiducia sul fatto che le giovani generazionisollecitate dalla “cultura tecnologica, o meglio dalla cultura in generale, riescano a sopravvivere ai traumi continui derivanti dalle trasformazioni in atto nonché a sincronizzarsi al mondo nuovo?
Ho già detto sopra che io auspico il mantenimento di quanto “madre natura” ha stabilito. Vedo male gli interventi genetici sull’uomo se non diretti solo a migliorare la salute. Detto questo, ritengo che l’umanità saprà assorbire il nuovo così come ha fatto finora.
• La fisica e la chimica, davvero fondamentali per conoscere la materia e per applicarne i suoi segreti, che hanno mutato la storia dell’industria, in Italia ma più ancora in Germania e negli Usa, sono caratterizzate da  continue svolte che, alla fine, comprometterebbero l’ambiente in modo senza ritorno da qui agli anni Cinquanta del DuemilaMa è proprio così o, una volta ancora,stiamo nuovamente cedendo al detto medioevale mille e non più mille?
La scienza in sé non è né buona né cattiva, tantomeno è morale o immorale. Sono le applicazioni fattene dall’umanità che possono portare a un uso corretto o scorretto della scienza. Tipicamente, la chimica può inquinare e disinquinare; può procurarci il cibo ma può avvelenarci. Lo stesso vale per la genetica: può aiutarci a vivere meglio sconfiggendo le malattie ma può anche creare “mostri”, ossia esseri umani manipolati. Conclusione, l’umanità può usare la scienza per creare benessere, ma la può anche usare per snaturare la natura umana (mi scuso per il gioco di parole).