Quattro domande alla dottoressa Laura Porzio per la conferenza al Kiwanis Club di Vercelli del 9 febbraio

(en.vi.) “E’ un argomento tosto”. Con questa battuta, in fondo tranquillizzante, Laura Porzio fisica nucleare all’Arpa del Piemonte, commenta con Luciana Berruto, di Vercelli, presidente del Kiwanis Club, l’invito per una conferenza che riguardi il nucleare e la vigilanza sul territorio della provincia di Vercelli. Ne tratta giovedì 9 febbraio, e il tema è inserito in una serie di incontri e di conferenze che debbono mettere in evidenza il ruolo femminile, sempre più difficile e impegnativo nella società attuale, proiettata verso la scienza e la tecnologia, talvolta dai più poco valutata. Infatti per riflesso condizionato, dai computer ai telefonini, dall’energia che consideriamo basilare per vivere, dal nucleare alle applicazioni di medicina che ciascuno di noi considera acquisiti i ritrovati, tuttavia lamentandosi se non sempre funzionano alla perfezione. E le persone sono anche infastidite se non sempre capiscono i continui progressi scientifici, o se i professori dei nostri figli si lamentano perché, proprio in Italia, i giovani siano scarsamente appassionati alla matematica e alla fisica.
Ma per quanto riguarda il nucleare, da tenere sotto vigilanza come in Piemonte fa la dottoressa Laura Porzio, il ragionamento è diverso. Riguarda gli incidenti nelle centrali negli Stati Uniti o a Cernobyl in Ucraina o in Giappone che i mass media trattano non sempre con cognizione di causa, propagando vero e proprio terrore immotivato, che è addirittura diventato un “terrore ancestrale”, provocato alla maniera delle pestilenze medioevali. La dottoressa Porzio alle quattro domande del Kiwanis Club vercellese ha dato altrettante risposte. Che riguardano la centrale in smantellamento di Trino, il “sito nucleare di Saluggia” che anche riguarda la nostra salute, nonché altri impianti funzionanti in Piemonte. Laura Porzio, che anche ha lavorato all’Asl di Vercelli, ha frequentato il Liceo Scientifico a Novara e la Facoltà di matematica e Fisica alla Università di Milano. Il suo lungo curriculum evidenzia un aspetto in particolare: per vigilare e essere sempre consapevoli della progressione della scienza, è indispensabile utilizzare l’aggiornamento sistematico. Dando anche le indicazioni all’opinione pubblica, talvolta confusa e disorientata. Ecco le risposte all’intervista a Laura Porzio. Ci auguriamo, così, che il disorientamento,  il quale talvolta si trasforma in semplici “luoghi comuni”, si attenui.
  • La popolazione, forse per poco aggiornamento o per le interpretazioni strumentali dei mass-media, ha un vero e proprio terrore per le “radiazioni atomiche”. E’ nel giusto e, se si, in quale reale misura?
In Italia purtroppo non è mai stata effettuata, a partire dal tempo in cui gli impianti nucleari italiani erano in esercizio, una efficace informazione della popolazione sull’utilizzo dell’energia nucleare e sui pericoli ad essa connessi. La mancanza di strumenti oggettivi di giudizio in una materia così complessa induce talvolta incomprensioni che portano all’evocazione di  scenari catastrofici.
Il rischio nucleare non va mai sottovalutato ma, come dimostrano le esperienze di alcuni paesi esteri quali la Francia o la Svezia, dimostra che la conoscenza è uno strumento essenziale per la popolazione che vive nei territori sede di impianti nucleari.
  • Anche l’Arpa del Piemonte annovera in una specifica sezione il nucleare e i suoi effetti, anche se in provincia di Vercelli la “Enrico Fermi” è chiusa e alla Sorin di Saluggia, a parte il lavoro, è fatto scarso riferimento. I timori sono giustificati e da quali altre fonti provengono le asserite radiazioni?
Dopo il referendum del 1987 l’Italia ha abbandonato la politica energetica nucleare, ma questo non significa che gli impianti siano stati chiusi: gli impianti hanno cessato il loro esercizio e sono stati mantenuti in condizioni di sicurezza in attesa della loro disattivazione. Per disattivazione si intende l’insieme di attività che porteranno alla rimozione della radioattività da tutte le aree ove è presente al fine di arrivare, nel tempo, al rilascio delle aree senza vincoli radiologici.
Per quanto riguarda in particolare la provincia di Vercelli possiamo dire che presso la Centrale “Enrico Fermi” di Trino sono state avviate le prime attività di disattivazione.
Presso il sito di Saluggia invece – dove oltre al  complesso Sorin sono insediati due impianti nucleari – sono state avviate importanti attività quali la costruzione dell’impianto di solidificazione dei rifiuti radioattivi liquidi presso l’impianto Eurex-SO.G.I.N ed il trasferimento del combustibile nucleare irraggiato dal Deposito Avogadro verso un impianto di riprocessamento in Francia.
Tutte queste attività, unitamente alla presenza sul territorio di circa il 70% dei i rifiuti radioattivi a livello nazionale, producono un potenziale impatto radiologico sull’ambiente e sulla popolazione, situazione che rende imprescindibili le attività di monitoraggio e controllo effettuate da Arpa Piemonte ai sensi della normativa vigente in materia sono la garanzia.
  • Gli esperti talvolta si lamentano perché ritengono che ci sia scarsa formazione verso il nucleare, d’altra parte utilizzato per molte ragioni: in medicina, in metallurgia, per la ricerca in generale. E’ tutto dovuto alla nostra scarsa educazione scientifica?
Spesso non si conoscono i molteplici utilizzi delle radiazioni ionizzanti al di fuori dall’ambito energetico. In ogni caso si è più propensi a giustificarne l’utilizzo quando se ne percepisce un beneficio diretto, come nel caso della medicina nucleare e della radioterapia.
Non bisogna però dimenticare che le modalità di interazione con la materia delle radiazioni ionizzanti sono le stesse e che le problematiche che derivano dal loro utilizzo sono sovrapponibili, seppure su scala diversa.
  • Il secolo appena incominciato è stato chiamato il “secolo dell’inquinamento”, anche alla base degli sconvolgimenti meteorologici che stanno mutando la vita sui nostri territori. Ma è proprio così, e riusciremo a liberarci dagli inquinamenti, compresi quelli nucleari che in ampia misura riguardano anche il sostegno dell’economia e la produzione di energia preziosa?
Per quanto riguarda il problema della gestione dei rifiuti radioattivi prodotti dagli impianti del ciclo del combustibile nucleare, o più in generale dall’impiego pacifico dell’energia nucleare ivi compreso l’utilizzo in campo medico, industriale e della ricerca, l’unica soluzione possibile è lo stoccaggio in sicurezza degli stessi in strutture idonee a garantirne il confinamento per un tempo adeguato alle loro caratteristiche.
A livello nazionale è stato avviato l’iter per l’individuazione del sito che ospiterà il Deposito Nazionale, cioè la struttura ingegneristica di superficie ove gestire in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina, industriali e di ricerca.