La storia e la cultura dietro le maschere di canevale

Chi considera Carnevale soltanto una carnevalata, al massimo degna di una sfilata e di qualche carro allegorico, forse sbaglia. Dal suo punto di vista, il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Piero Castello, ha un’altra opinione. E giovedì 12 febbraio nel salone del dopolavoro di Atena, festeggiando il Carnevale vercellese 2015 ha cercato di dimostrare la sua tesi con un incontro speciale di soci e di amici e con una manifestazione anche culturale legata al territorio, del tutto particolare. Era presente il sindaco di Vercelli Maura Forte. E all’incontro intitolato “A carnevale ogni cibo …vale” erano anche presenti Sandro Baraggioli presidente di Atena SPA con il direttore generale Alessandro Giancola, Aillinn Scotti amministratore unico di Atena Trading, Silvia Mercenari dirigente del personale e dell’organizzazione di Atena. Inoltre presente Ketty Politi, presidente del Soroptimist Club di Vercelli, ma per diversi aspetti una delle rappresentanti di quel mondo dei clubs di servizio che in queste settimane a Vercelli, a Santhià, a Varallo e sui rispettivi territori stanno dimostrando tanta vivacità e volontà di collaborare alla crescita della comunità locale. La scheda-relazione dedicata al carnevale come cultura e storia è stata affidata a Paola Bernascone vice presidente del Kiwanis Club già luogotenente governatore della stessa istituzione, da anni anche brillante presidente dell’Università Popolare di Vercelli. In una trentina di minuti la professoressa Bernascone, richiami storici e sociologici alla mano, ha annotato che cosa in realtà sia un carnevale che per Goethe “non era una festa che si offriva al popolo, ma una festa che il popolo offriva a se stesso, dove il mondo si rovesciava e si sbeffeggiavano le autorità, e il servo diventava padrone e il padrone servo”.
Una connotazione precisa delle feste carnascialesche, per dirla con Lorenzo De Medici, deriva dal cibo talvolta inventato dal popolo dimorante sul territorio, o meglio dalla trasformazione di alcuni cibi-animali, in particolare il maiale. Partendo dai dolci, una cinquantina in tutto con nomi diversi per dare anima locale a tutte le variazioni su tema, Paola Bernascone è arrivata al maiale cibo-animale principe di ogni carnevale, sia dell’area europea mediterranea occidentale che di quella centrale e nordica del nostro continente. A questo punto, non soltanto le versioni antropomorfiche simpatiche del maiale ricordate da Paola Bernascone come il porcellino salvadanaio di altri regimi politici recenti, i tre porcellini disneiani o l’ultimo personaggio Peppa Pig che tanto affascina i bambini, bensì il maiale delle leggende contadine della bassa dove nelle cene pantagrueliche si consuma tutto fino all’ultimo ossicino o grumo di sangue trasformato in cibo come, per esempio i sanginacci. Il personaggio maiale dalle nostre parti ha sempre sollecitato la fantasia del popolo affinché diventasse una manifestazione letteraria con le diverse versioni de Il testamento del maiale, appunto, dove satira apparentemente bonaria si intreccia con la vita delle nostre comunità e che mettono alla berlina i cardini sociologici della comunità stessa: il sindaco, il segretario comunale, il medico condotto, il farmacista o speziale, il parroco e curatore d’anime. Una versione del testamento del maiale nell’incontro promosso dal Kiwanis Club di Vercelli di giovedì 12 febbraio è stata proposta da Paola Bernascone e interpretata da Giuseppe Sabatino, docente del Laboratorio Teatrale dell’Università Popolare. E anche in questa versione, ecco la conclusione sul personaggio-maiale senza sprechi: “Così io vi farò peccar di gola anche da morto, basta la parola. Fra salsicce, salami e bei prosciutti uno per uno vi accontento tutti”.
Paola Bernascone con Elisabetta Dellavalle sulla cucina popolare, che anche ha le sue radici nei cibi carnascialeschi, sta scrivendo un libro con ricette inedite molte delle quali traggono origine dal Medioevo. E come già nella sua conferenza nella sala del dopolavoro di Atena emergerà, fra l’altro, il ruolo che per carnevale e cibo ebbe la Serenissima Repubblica di Venezia e personaggi con mansioni pubbliche come i friggitori e i cucinatori di fagioli che non sarebbe carnevale senza tanti fagioli.