Negli anni Cinquanta il telefonino tascabile dell’ILCA anticipò gli smartphone del Duemila

La ricercatrice di storia e di sociologia Deborah Guazzoni, ospite giovedì 8 giugno del Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Luciana Berruto, ha proposto "una lettura diversa" dell'industria a Vercelli e del suo territorio: rurale intorno al capoluogo, ma fra Ottocento e Novecento in città con evidenti tensioni tecnologiche che garantivano insospettati posti di lavoro. Nella presentazione della dottoressa Guazzoni, anche una precisazione della presidente Berruto: con la conferenza si concludeva una annata dedicata "al rosa" e al lavoro scientifico e manageriale femminile in Vercelli e nel contesto regionale e nazionale. E così è stato per Deborah Guazzoni, che aveva esordito in una seguitissima conferenza al Teatro Civico e che, fra l'altro, lavora per l'Associazione Storica di Vercelli presieduta dal professor Giovanni Ferraris, ordinario emerito dell'Università di Torino, docente di mineralogia e socio del Kiwanis Club vercellese.
In realtà, la Vercelli tecnologica, dissoltasi come la nebbia dopo l'alluvione del novembre 1968, per circa sessanta/ottantanni si era data una struttura industriale in parte al servizio del mondo rurale in grande sviluppo soprattutto con la coltivazione del riso, con risaie estese per oltre 100 mila ettari, nonché con l'istituzione nei primi anni del Novecento della Stazione Sperimentale di Risicoltura, fondata da Novello Novelli, ispettore agrario in servizio nella vicina Lomellina. La prima "fonderia leggera" fu la Geminardi, nel tempo seguita da altri stabilimenti siderurgici e meccanici, fra cui la Cantone la quale aveva messo a punto attrezzature complesse da un punto di vista ingegneristico come la supercoltivatrice, un battello che seminando navigava in risaia e che era destinato alla esportazione in Sud America e in Asia.
Ma quasi per un secolo, l'impianto industriale di Vercelli scaturì da un artigianato di alta qualità, come l'argenteria dei fratelli Sambonet, la produzione di fisarmoniche famose in tutto il mondo, il tessile di qualità che derivava dalla lavorazione della seta e il comparto chimico che si sviluppò, appunto al servizio della importante agricoltura risicola. Fino agli Settanta/Ottanta, dominante economicamente e socialmente fu la Chatillon, poi diventata Montefibre. Nei momenti di maggior fulgore, la Montefibre assicurava il lavoro a oltre cinquemila dipendenti, producendo fibre sintetiche e di raion ottenute dalla ricerca scientifica interna. Centinaia di operai furono richiamati a Vercelli prima dal Veneto e poi dalle regioni meridionali, come già accadeva a Torino per la Fiat, nata nel 1899. Intrecciando la necessità delle tutele dei lavoratori, gli esponenti agricoli come il conte Ricci (Confagricoltura) e quelli industriali misero le basi per l'istituzione solidaristica e mutualistica. Negli anni del periodo giolittiano, si distinse con le sue proposte politico-sociali Mario Abbiate il quale nel 1919 per primo divenne ministro della Previdenza Sociale.
Per Vercelli una importante fase di imprenditoria industriale, oltre che a causa dell'alluvione del novembre 1968, termino per il rimescolamento degli assetti industriali locali, con il ridimensionamento della Caffè Rossa, anche differenziatasi produttivamente e per gli incisivi messaggi pubblicitari nonché con il trasferimento in provincia di Novara della Sambonet. Tecnologicamente i titolari della Sambonet avevano introdotto una nuova pressa automatica, capace di dare forma diversa alle posate. E nella stessa epoca lo stabilimento Ilca che produceva radio e televisioni aveva presentato al mercato europeo un "telefonino tascabile", antenato prima dei vecchi telefonini e, poi, degli smartphone che oggi permettono circa 6 milioni di applicazioni avendo cambiato radicalmente la vita di relazione fra le persone.
Nelle sue conclusioni, la dottoressa Deborah Guazzoni ha ipotizzato questo futuro per Vercelli: dall'industria, testimonianza del passato, al terziario con il possibile insediamento della americana Amazon.