Non si è solo genitori. Ruoli, diritti, percorsi e itinerari dell'autismo alla ricerca del benessere della famiglia

Giovedì 23 marzo la dottoressa Francesca Debernardi, vicepresidente di Angsa, associazione di genitori di ragazzi affetti da autismo, al Circolo Ricreativo di Via Ferraris ha parlato sul tema "Non si è solo genitori. Ruoli, diritti, percorsi e itinerari dell'autismo alla ricerca del benessere della famiglia: la grande sfida di Angsa Vercelli Onlus". La conferenza, promossa dal Kiwanis Club di Vercelli e dalla sua presidente dottoressa Luciana Berruto, è stato seguita con particolare attenzione da tutti i soci presenti ed il merito va sicuramente alla relatrice, che ha saputo raccontare con garbo, serenità e competenza, toccando anche più volte il cuore dei presenti con alcuni aspetti della vita di tutti i giorni, una tematica riguardante un fenomeno ancora forse sottovalutato e ridimensionato, a partire anche dall'approccio non ancora idoneo da parte di pediatri e maestri della scuola dell'infanzia.

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La sconosciuta, controversa malattia delle fate

Serenità, gioia, calore, amore, accoglienza familiare. Ultimamente, gli studi e le ricerche hanno riassunto il rapporto dei bambini autistici con il loro universo familiare, anche sempre più diventato l'universo scolastico e delle relazioni interpersonali dove, da piccoli, necessitano una comunicazione attenta per non sbagliare e far nascere incubi di tanti generi. Il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Luciana Berruto, nel contesto di un anno sociale "tutto in rosa", ha messo all'ordine del giorno appunto l'argomento scientificamente appassionante dell'autismo nei bambini e negli adolescenti che debbono affrontare un mondo sempre più complesso, talvolta contaminato da falsità scientifiche che dirottano l'attenzione degli adulti, in particolare la classe politica.
Fra le "bugie" campeggia la correlazione strampalata fra autismo e vaccinazioni che nelle società civili dovrebbero sempre essere combattute.

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Le donne d’arte di Vercelli nell’Ottocento cittadino

Giovedì 9 marzo, prendendo spunto dalla Festa delle Donne dell'8 marzo, la dottoressa Cinzia Lacchia, conservatrice del Museo-Pinacoteca Borgogna, al Circolo Ricreativo di via Ferrari ha parlato delle "donne d'arte" che hanno cadenzato i secoli, in particolare dal Cinquecento al Novecento. Anche secondo numerosi storici dell'arte, una ventina di "donne d'arte" italiane, europee e americane, hanno determinato una svolta nella "storia del bello" accanto, o contro, gli uomini che avevano dominato l'arte e l'architettura dall'epoca medioevale. La conferenza, assai seguita, è stata promossa dal Kiwanis Club di Vercelli e dalla sua presidente dottoressa Luciana Berruto. L'appuntamento culturale, come Luciana Berruto ha ricordato, rientra nel novero delle iniziative nell'anno sociale 2016/2017 dedicate alle donne che nelle molte discipline intellettuali si sono distinte, conseguendo posizioni di prestigio.

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La Decapitazione di Oloferne per vendicare la violenza sulle donne

Cinzia Lacchia, che dirige il museo/pinacoteca Borgogna di Vercelli, giovedì 9 marzo al Circolo Ricreativo di via Galileo Ferrari parlerà di "Donne d'arte", in relazione alla pittura femminile in Occidente sviluppatasi dal XVI secolo, ma anche parlando della "Festa della donna 2017" celebratasi il giorno prima otto marzo. La dottoressa Lacchia, che cura l'immagine del Borgogna per conto dell'amministrazione presieduto dall'avvocato Ferraris, è stata invitata al Kiwanis Club di Vercelli dalla presidente del club, la dottoressa Luciana Berruto. Anche "Donne d'arte" rientra nel programma kiwaniano dedicato alle donne che con il loro lavoro si sono imposte, diventando un riferimento per la comunità.

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Il territorio vercellese protetto dalle radiazioni

L'Arpa Piemonte, agenzia per la protezione del territorio, in questo momento è al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica per il controllo degli M10, particelle che inquinano grandemente l'atmosfera prodotte dagli automezzi, cui si attribuiscono spiacevoli conseguenze: asma prima di tutto, altre patologie polmonari fino ad arrivare ai tumori. La Comunità Europea ha richiamato le città italiane, particolarmente della Pianura Padana, per il moltiplicarsi di M10 e di altre particelle che avvelenano l'atmosfera e che dovrebbe essere in parte ripulita dalla pioggia. E se la situazione non muterà, come del resto è purtroppo accaduto l'anno scorso, la Comunità interverrà con misure più drastiche, facendo pagare pesanti sanzioni al nostro paese. Ma in territori esposti al nucleare, o territori vicini come la Francia dove le centrali atomiche sono dislocate sul fiume Rodano, accanto ai pestiferi M10 esistono i radionucleidi, particelle nucleari altrettanto dannose che portate dal vento nonché da altri fenomeni meteorologici come la pioggia, si abbattono sulle nostre aree. Per inquadrare questo problema specifico il Kiwanis Club di Vercelli, presieduto da Luciana Berruto, giovedì 9 febbraio ha invitato al Circolo Ricreativo di Vercelli a parlarne Laura Porzio dell'Arpa, fisico nucleare che si occupa dei radionucleidi con continui monitoraggi sul nostro territorio.

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Il terrore antico delle radiazioni

Il globo è denso di radiazioni, come ricordano gli scienziati, che provengono dal sole, dalle stelle, dai minerali. Ma in questi anni quando si parla di radiazioni, la gente in genere pensa alla energia atomica, forse dimenticando che di radiazioni sono fatte anche le radiografie. Il terrore antico per le stesse, o meglio, "il terrore ancestrale per quelle particelle" che attraversano l'aria e provocano gravi patologie, è stato genericamente proposto alla fine della seconda guerra mondiale con lo sganciamento sul Giappone degli ordigni nucleari che fecero centinaia di migliaia di morti. Giustificato con il fabbisogno di energia per tutte le attività produttive umane (Industria, agricoltura eccetera) le installazioni per l'energia nucleare sono state riproposte negli anni Sessanta e Settanta all'opinione pubblica mondiale.
E Vercelli (Trino per la precisione, avendo a disposizione l'acqua del Po per le Torri di raffreddamento) è stata subito al centro del dibattito, adesso non ancora esaurito.

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Le regole d’oro per combattere l’obesità infantile

Le regole per non contrarre la malattia dell'obesità soprattutto nei nostri figli, si contano sulle due dita di una mano: dieta mediterranea messa a punto da un medico dell'esercito statunitense subito dopo la seconda guerra mondiale; tanta attività sportiva per bruciare gli eccessi di grasso che costituiscono una base per l'obesità; le regole "della nonna" sulla nutrizione che si apprendono in famiglia, con il compito dell'esempio; dormire il giusto per non ingrassare; radunarsi in famiglia almeno per un pasto al giorno; mentre si mangia, vietata la televisione o i telefonino che, prova di cattiva educazione, interrompono i ritmi normali dell'assorbimento della nutrizione e della digestione.
In questo modo sono raggruppate le norme, o in senso più ampio, "la cultura alimentare" che deve farsi nostra, illustrate giovedì 26 gennaio al Circolo Ricreativo di Vercelli da una serata dedicata all'obesità dilagante nell'infanzia, promossa ed organizzata dal Kiwanis Club di Vercelli, presieduta da Luciana Berruto, prima dirigente dei servizi sociali comunali e adesso responsabile dei servizi culturali. La conferenza sull'argomento, in questo momento di estremo interesse in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, è stata svolta dalla dietista Anna Maria Canton che per anni ha lavorato all'Ospedale Sant'Andrea collaborando con i medici pediatrici, in particolare il compianto dottor Sandro Provera.

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Quella malattia chiamata obesità

L'obesità, che sempre più assilla gli adolescenti oltre che un numero maggiore di adulti, è una malattia. L'avvertimento, senza giri di parole, è dato a livello internazionale dall'Istituto della Sanità. Ultimamente, il ministero della Salute e l'Istituto della Sanità hanno eseguito monitoraggi. E questo il risultato: un bambino di 8,9 anni su 5 è fuori peso. Inoltre, un adolescente su 10 è obeso con tutte le conseguenze mediche che potrebbero presentarsi nella sua vita. Infatti senza controllo sistematico, che prima di tutto vuol dire esercizio fisico, nel corso degli anni la sorpresa potrebbe volere dire neoplasie pericolose, addirittura fino ai tumori. Proprio per questo la Lilt di Vercelli, presieduta dall'urologo Ezio Barasolo già governatore del Kiwanis International, ha intensificato sul territorio gli incontri per parlare, appunto, di obesità come malattia e di quanto bisogna fare per prevenirla. Addirittura negli Stati Uniti, l'obesità conta per le assunzioni ai fini del lavoro lasciando intendere che chi è obeso rende di meno nella professione, interrompe ripetutamente per malanni gli anni lavorativi, ed ha un costo maggiore sanitario.

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Saleinzucca

Si è svolta giovedì 12 gennaio alle ore 20, presso il Circolo Ricreativo, la serata conviviale del Kiwanis Club, presieduto da Luciana Berruto. In coerenza con il tema del suo anno sociale, dedicato alle donne, sono state ospiti della serata le co-autrici del delizioso pamphlet "Saleinzucca": Paola Bernascone ed Elisabetta Dellavalle, che hanno introdotto la cena raccontando le rispettive passioni e l'origine del loro scritto. Si tratta dell'incontro di due amiche che, amanti del buon cibo e della cultura, insieme hanno cucito una curiosa ed intelligente opera a quattro mani che contiene ricette ma anche filosofia di vita e ricordi personali. Il libro ha ispirato i piatti serviti durante la cena, che sono stati preceduti da brevi e dotti riferimenti letterari e storici, in un accattivante duetto delle autrici che ha tenuto molto viva l'attenzione dei partecipanti.

Il cibo di casa nostra

Paola Bernascone, presidente dell’Università Popolare di Vercelli e socia del Kiwanis Club negli anni con incarichi prestigiosi, ha scritto Saleinzucca che giovedì 12 gennaio sarà presentato nel club vercellese nella sua sede di via Galileo Ferraris. Con lei, la co-autrice del volume Elisabetta Dellavalle, insegnante che con la professoressa di filosofia Bernascone crede (e pratica) la cucina e la gastronomia come espressione culturale che trova le sue radici originali sia nel pensiero che nella tradizione popolare delle nostre terre. E delle nostre cucine, un tempo sacrario di fantasia” e, attraverso il cibo, di umanità genuina. In terre d’acqua, cioè nella nostra risaia, le nostre donne ogni giorno preparavano con religiosità il cibo per i loro uomini che lavoravano di badile e di fatica in quel teatro irripetibile di biodiversità dove si formavano da aprile ad agosto le pannocchie di riso.

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