L’UPO, una università che viene da lontano

di Enrico Villa
L’Università del Piemonte Orientale, meglio conosciuta semplicemente come UPO dopo l’assetto di marketing  ispirato dal suo rettore, il professor Cesare Emanuel, sfiora il ventennio essendo stata fondata nel 1998 con la condivisione di tre territori: Vercelli, Novara, Alessandria. Ma è una Università che viene molto da lontano; cioè da uno studium medioevale come tante altre università del nostro Paese. E che anche oltre ottocento anni fa aveva rapporti stretti con l’intellighentia della Penisola, Bologna e Padova in primo luogo.
L’inaugurazione dell’Anno Accademico della UPO è sempre una grande  festa. E al Teatro Civico di Vercelli lo è il 6 febbraio 2015 all’inizio dell’ Anno Accademico 2014/2015 con l’intervento di Sergio Chiamparino presidente della Regione Piemonte dove a Torino esiste un altro ateneo importante e dove, nel tempo, si è laureata buona parte di quanti risiedono e svolgono da anni la loro attività professionale nell’ambito del Piemonte Orientale. Tratteggio dello stato della UPO in tutti i suoi risvolti dal rettore Emanuel, dal direttore generale Giorgio Donna, dal professor Vito Rubino incaricato della prolusione annuale, di Matteo Vargiolu rappresentante degli studenti. La scaletta della cerimonia solenne, ogni anno svolta a Alessandria, Novara, Vercelli per rimarcare la caratteristica tripolare dell’Università, comprende anche la conduzione di Paolo Pomati responsabile del servizio di comunicazione dell’UPO e dei suoi ragazzi, fra cui Barbara Gallo, che sulla vita universitaria ragguagliano puntualmente e in continuazione i mezzi di informazione locali e nazionali. Connessa alla scelta di marketing della conoscenza e dello studio di cui si è accennato, il ruolo di Pomati e dei suoi collaboratori accanto al rettore e al direttore generale vanno sottolineati. Infatti l’ UPO per la precisione, come accennato, ha solo 17 anni. Però la sua immagine all’esterno sta diventando simile alle università europee e americane più quotate dove la sua fisionomia è, prima di tutto, disegnata dai dati di fatto come il professor Cesare Emanuel ha richiamato anche al Teatro Civico, detto tra parentesi ricostruito nell’Ottocento vercellese dopo un disastroso incendio. A proposito della sigla UPO, illustrata nell’ultimo numero della rivista Ateneo e città edito dalll’Università è bene ricordare due aspetti: la docenza del professor Emanuel, che reputa scienza la comunicazione efficace delle aziende e del territorio compresa la sua Università; e la necessità di farsi spazio, appunto con una comunicazione semplice e efficace, nell’irta foresta degli atenei europei. Spiega un editoriale non firmato di Ateneo e città: “Siamo andati alla ricerca della nostra identità: quella che ci può rendere, almeno in questa fase della nostra vita, un ente definito e riconoscibile, consapevole della nostra personalità, coerente con ciò che facciamo e ciò che pensiamo”.
Ma non è solo questo il compito di una Università come l’UPO, con il dovere di andare sempre al di là delle mura dell’Ateneo, raccordandosi intimamente con le comunità che agiscono sul territorio. E difatti l’Università del Piemonte Orientale, con tanti giovani desiderosi di fare stages dal vivo provando le loro competenze culturali o linguistiche, nel 2014 hanno adottato il Concorso Giovan Battista Viotti fondato nel 1949 da Joseph Robbone, un matematico passato alle note e agli spartiti, talvolta non più preso sul serio dalla città e dal territorio. Con molto garbo ma senza tanti giri di parole questa tendenza all’oblio del Viotti è stata rimarcata anche dal rettore Cesare Emanuel. Il desiderio suo e di tutti quelli che amano le glorie vercellesi, è quello di riportare il Viotti ai primi anni della sua esistenza soprattutto evidenziando un aspetto: il Concorso Giovan Battista Viotti, intestato all’autore fra l’altro della Marsigliese, inno nazionale dei francesi, è un patrimonio di tutti e, come tale, va tutelato e finanziariamente sostenuto.
Ritornando alla storia dell’UPO e alle sue caratteristiche, va anzitutto sottolineato un aspetto: nel 1998, dopo una pausa breve di corsi di medicina aggregati all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, il consorzio di istituzioni locali di Alessandria, Novara, Vercelli  credette molto alla istituzione dell’Università del Piemonte Orientale, intitolata ad un grande fisico e chimico del Settecento. Negli anni successivi l’entusiasmo si stemperò un poco, fatta eccezione per il periodo del Politecnico di Torino poi riportato definitivamente nella capitale subalpina. Tuttavia, proprio lo scorso anno a Vercelli nel complesso di San Giuseppe è stata “rinforzata” la facoltà di informatica , originariamente solo ad Alessandria. E, sempre a Vercelli, è stata aperta la facoltà di scienze biologiche. La facoltà di informatica come, del resto quelle delle scienze mediche di Novara, di matematica, di scienze politiche e giuridiche hanno meritato la categoria dell’eccellenza dal quotidiano economico milanese Sole 24 ore. In proposito, in uno dei comunicati dell’UPO ha evidenziato il rettore professor Cesare Emanuel: “Il nostro è un Ateneo ambizioso. Questa classifica conferma il trend positivo degli ultimi anni e ci stimola ad affrontare con energia positiva le sfide che abbiamo intrapreso”. In termini più pratici, questo significa snellezza didattica nella formazione degli oltre undici mila iscritti con questa peculiarità come evidenziato dal Consorzio Universitario Almalaurea: gli studenti si laureano prima che nelle altre università italiane e ad un anno della laurea trova occupazione il 46,5% dei laureati con compensi netti intorno a 1.141 euro. Di più: dopo cinque anni l’86% proveniente dall’UPO trova occupazione stabile. Questi dati statistici, come del resto tanti altri citati dalla Comunicazione dell’ Università tripolare “Amedeo Avogadro” inducono a concludere che in tre città, in fondo di provincia, questa Università sta diventando un ateneo ideale al centro della Pianura Padana. Ma un’altra atmosfera affascina. Esci dal rettorato dell’UPO, in via Duomo nel pieno centro settecentesco di Vercelli, e nell’atmosfera incantata del luogo puoi concludere a ragione: Vercelli, come Alessandria e Novara sono città adatte per studiare e per la crescita culturale o scientifica di tanti giovani piemontesi e lombardi. Diciassette anni fa gli amministratori degli enti locali di allora fecero un ottimo affare che, moltiplicato negli effetti, si constata adesso.