I graffiti per dire che esistiamo e siamo umani
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- Venerdì, 23 Gennaio 2015
Anche la fotografia dall’Ottocento e poi via via sempre più moderna è figlia della cultura. Di tutto questo, giovedì 22 gennaio ha parlato il fotografo Gianpiero Marchiori, vercellese che per un trentennio ha lavorato a Milano nella cronaca, nella moda e nel food and beverage che, attraverso l’immagine, comunica sistematicamente sul cibo e sulle bevande, testimonianza del piacere dell’umanità oltre che della sua economia. Marchiori è stato invitato, anche con le immagini, a parlare di questo argomento affascinante dal Kiwanis Club di Vercelli presieduto da Piero Castello. Inevitabilmente sulla conferenza, affollata di soci del Kiwanis il quale quest’anno compie cento anni dalla fondazione, hanno fatto irruzione le immagini dei grandi fotografi internazionali, specie americani e dell’Europa dell’ Est, i quali hanno fissato nella memoria collettiva “tracce lancinanti”: l’umanità sfruttata dai propri simili e che soffre nelle miniere a cielo aperto del Sud America; le immagini inedite dell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968 da parte del moribondo impero sovietico; la grande solitudine della gente documentata dalle immagini destinate a diventare storia. Fra questi grandi fotografi, meglio dire “generatori di immagini tratte dal reale”, c’è il brasiliano Sebastiano Salgado. Con un lavoro durato ininterrottamente otto anni egli ha raccontato in Genesis come sia il nostro mondo nel bene e nel male. Riferendosi a lui, Gianpiero Marchiori ha concluso con l’ottimismo illuministico di Voltaire mutuato fra Seicento e Settecento da Goffredo Guglielmo Leibniz (1646/1716) altro grande matematico e filosofo: in ogni caso dobbiamo vivere nel migliore dei mondi possibili. E anche l’immagine, dai graffiti alla pittura e alla fotografia, aiuta molto.