Vercelli e l’industria che non c’è più
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- Giovedì, 01 Giugno 2017
Questi decenni costruttivi per la città e per il suo territorio, anche rievocati nei tre volumi "Scriviamo un libro insieme", edizione Cassa di Risparmio di Vercelli, presidenti Roberto Scheda e Dario Casalini, saranno rievocati dal Kiwanis Club vercellese, presieduto da Luciana Berruto. Al Circolo Ricreativo di via Ferraris ne parlerà Deborah Guazzoni, appassionata di storia locale cittadina, inquadrabile nel contesto piemontese e italiano. All'inizio del Novecento in una grande area litoranea del fiume Sesia approdò la Chatillon, produzioni chimiche, che sarebbe poi diventata Montefibre e che nei momenti di maggior sviluppo avrebbe dato lavoro a 3.000/4.000 dipendenti. Proprio la grande fabbrica determinò a Vercelli una massiccia immigrazione dal Veneto e anche dal Meridione che, da maggio a giugno, riguardò le mondariso, impiegate per eliminare in risaia le erbe infestanti. Sulla scia aperta e consolidatasi dalla Chatillon si inserirono altre fabbriche importanti come Sambonet, la trasformazione del riso accanto alla stazione ferroviaria, Cantone per la produzione di macchine agricole. Nella storia delle macchine agricole vercellesi è anche entrata la motocoltivatrice, capace come un grande battello di muoversi in terreni paludosi e impiegata in Asia e Sud America.
Poi le vicende controverse della Montefibre portarono ad un impoverimento industriale che adesso è soltanto diventata storia del territorio il quale, comunque, ha conservato la sua importanza per la coltivazione del riso, in ogni caso insidiata dall'arrivo del cereale dal Sud Est asiatico come in circa un secolo era già ripetutamente accaduto.